Una bandiera della Virtus Bologna, un’icona della pallacanestro italiana: giovedì 6 aprile alle 20,30 al PalaDozza scenderà sul parquet anche lui, Roberto Brunamonti.I quattordici anni in bianconero – dal 1982 al 1996, con 465 presenze – coincisi con la conquista di 4 scudetti, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana e 1 Coppa delle Coppe (più una Coppa Italia nel 1997 come allenatore) arricchiscono un palmares personale in cui spiccano anche l’argento olimpico a Mosca nel 1980 insieme all’oro (Francia, 1983), al bronzo (Germania Ovest, 1985) e all’argento (Italia, 1991) ai campionati europei.
Un campione senza tempo, dentro e fuori dal parquet. Un grande uomo, come conferma l’adesione entusiasta all’Old Star Game.
“Ho voluto partecipare alla seconda edizione dell’Old Star Game, dopo che nella prima, tenutasi a Reggio Calabria per i cinquant’anni della Viola, avevo avuto modo di constatare la serietà del progetto. Il piacere di avere potuto contribuire, nel mio piccolo, a quella serata, in una partita tra tanti ex giocatori della Viola Reggio Calabria ed una selezione di over dell’Italia davanti a 3000 persone, è stato ancora più forte perchè l’incasso ricavato è stato devoluto alla Fondazione Operation Smile Italia Onlus, presieduta da Santo Versace e impegnata nella cura dei bambini affetti da palatoschisi e da altre malformazioni del viso. Il fatto che la seconda edizione dell’Old Star Game si svolga a Bologna mi fa poi ulteriormente piacere. Penso, spero e credo che i tifosi di Virtus e di Fortitudo potranno contribuire a questa buona causa”.
Andrà in scena un Derby tra i grandi campioni che hanno scritto la storia di Basket City. Qual è il vero significato della stracittadina di Bologna?
“Giocare ancora una volta al PalaDozza accanto a tanti miei ex compagni come Coldebella, Moretti, Binelli, Abbio, Carera e Sconoschini e con Bucci in panchina sarà una grande emozione. Ricordo ancora il mio primo derby, nella stagione 1982/83. Tutti me ne avevano parlato, ma finchè non l’ho vissuto in prima persona, ho fatto fatica a capirlo veramente. Perché, al di là dei due punti in classifica che mette in palio, va oltre al perdere o al vincere: è un fatto molto emozionale, che coinvolge entrambe le tifoserie. Averne giocati tanti è stata per me una fortuna che non capita a tutti i giocatori di serie A. Bologna in questo è molto particolare. Ricordo piazze come Livorno o come Milano, ma a Bologna è tutta un’altra cosa”.
Qual è il Derby da raccontare ai nipotini?
“Ne ho giocati poco meno di una trentina, ma non ne ricordo uno in particolare: la fortuna di averli disputati, nel bene o nel male, mi dà comunque una forte emozione”.
La curiosità legata ai Derby che oggi ci può rivelare?
“Avendone giocati tantissimi in piazza Azzarita e qualcuno a Casalecchio, ricordo che le squadre entravano e uscivano comunque dallo stesso punto e non succedeva mai niente. Durante la gara ce le potevamo dare finchè volevamo, ma poi finiva tutto lì, con grande correttezza. Quello è il basket che mi piace”.
Qual è l’avversario più forte che ha mai incontrato?
“Facendo una media delle presenze, devo dire che Bucci era un cliente difficile da marcare”.
L’Old Star Game sarà un gustoso antipasto del derby di A2 tra Fortitudo e Virtus, in programma il 14 aprile, sempre al PalaDozza. Qual è il suo pronostico?
“Rispetto al derby d’andata le due squadre sono cambiate, soprattutto la Fortitudo che, con l’arrivo di Legion, si è assicurata un americano importante, capace di spostare gli equilibri. Con lui la Fortitudo è cambiata e anche Knox ha potuto godere di maggiori spazi. Dall’altra parte spero che con il ritorno definitivo di Ndoja e l’ingresso di Bruttini la panchina della Virtus potrà avere ulteriore profondità. E’ difficile sbilanciarsi. Il cuore mi dice Virtus, ma non è un pronostico”.
In casa bianconera la conquista della Coppa Italia di A2 ha suscitato grande ottimismo per il proseguimento della stagione.
“Ero presente e ho visto tutte le partite delle finali di Coppa Italia, sia di B, sia di A2. Vincere un trofeo come quello crea entusiasmo e positività”.
Nel 1997 Brunamonti ha vinto una Coppa Italia come allenatore della Virtus. Ha mai pensato ad una carriera in panchina?
“No, in quei due mesi e mezzo ho contribuito alla conquista del trofeo e alla qualificazione all’allora Coppa dei Campioni e mi ha fatto piacere. E’ stata una bella parentesi, ma non era la mia strada”.
Meglio adesso come dirigente della Nazionale italiana?
“E’ un ruolo che mi piace molto e che cerco di fare al meglio. La componente giovanile del movimento mi interessa notevolmente. Uno dei miei compiti principali è quello di far capire ai ragazzi che rappresentare la propria nazione è un dono, un premio, ma anche un stimolo. Tanti di loro sognano l’NBA, ma far parte di un gruppo che rappresenta l’Italia ha la stessa valenza e importanza”.
Il Derby è confronto anche a distanza. Chi è favorita per la promozione: la Virtus o la Fortitudo?
“In un campionato così lungo ed estenuante, con una sola promozione, nessuno può dare una risposta. L’unica plausibile sarebbe che, con trentadue squadre, dovrebbero esserci più promozioni”.
Che effetto farà vedere i grandi campioni del passato in campo e seduti in panchina con dietro i giocatori di oggi di Virtus e Fortitudo?
“Vedendo i nomi di entrambi i roster credo che sarà una gioia per le due tifoserie che potranno riabbracciare e applaudire i loro beniamini. Bologna non ha bisogno di un appello in particolare: sono convinto che all’Old Star Game ci sarà un buonissimo afflusso di pubblico, anche perchè l’evento è stato organizzato per una buona causa. Mi auguro che tutti, compresi i social media, la stampa e le televisioni possano dare il massimo risalto all’evento. Vogliamo riempire il PalaDozza”.