Riccardo Pezzoli affronta la sua sesta stagione nel mondo della V nera. Dentro la palestra Porelli ha allenato con passione, prendendosi grandi soddisfazioni come il titolo italiano Under 14, vinto nel 2015 insieme a Cristian Fedrigo. Quest’anno Federico Vecchi gli ha affidato il ruolo di capo allenatore dell’under 13 e di assistente, insieme Francesco Nieddu, dell’under 18.
“Con i ragazzi dell’under 13 proseguo un percorso iniziato quando erano Esordienti. Abbiamo mantenuto l’ossatura della scorsa stagione inserendo sei volti nuovi. In tutto sedici ragazzi che hanno passione, si allenano e giocano con convinzione. Con loro affrontiamo il campionato Elite di categoria. Stiamo proseguendo un percorso di crescita di cui sono orgoglioso”.
A questi ragazzi chiediamo un ulteriore passo in avanti nell’approccio perché man mano che crescono, gli impegni diventano sempre più probanti.
“Nella passata stagione abbiamo affrontato il campionato Esordienti che è l’ultimo dell’attività Minibasket, mentre quest’anno affrontiamo il primo “vero” campionato Fip. Credo che l’impegno e la costanza siano due valori molto importanti e ho cercato subito di trasmetterli ai miei ragazzi. Allenamento o partita, deve esserci sempre la stessa intensità. La partita è lo specchio di ciò che si costruisce in allenamento, avendo ben chiaro che l’obiettivo principale è la crescita e il miglioramento di ognuno dei miei giocatori. E’ come a scuola: la partita non è altro che la verifica di ciò che si è fatto durante la settimana, vincere fa sempre più piacere che perdere, ma quello che conta è cercare sempre di migliorare”.
Un concetto che i ragazzi hanno fatto loro in fretta.
“Sì, sono soddisfatto per il loro approccio agli allenamenti. Non ce n’è uno che si tiri indietro, rispondono alle mie proposte in maniera partecipativa e non manca mai l’impegno. I ragazzi che erano già con me nella passata stagione hanno aiutato i nuovi ad inserirsi al meglio nel gruppo. Contribuire alla loro crescita è una grande soddisfazione”.
E dopo un anno in cui sono diventati squadra, seguono il loro timoniere con fiducia.
“Pur rendendomi conto che non è un compito facile, la mia sensazione è che la squadra mi veda come un punto di riferimento. La mia esperienza non è la stessa di tanti allenatori che tuttora allenano alla palestra Porelli. Per me è una sfida mettermi alla prova tutti i giorni, cercando di mettere in pratica quello che ho imparato in tutti questi anni”.
C’è un campionato da affrontare, che ha già dato qualche indicazione su dove si può arrivare e su come farlo.
“La crescita dei ragazzi sia a livello tecnico che umano è il primo traguardo da perseguire. Del resto, è la mission che caratterizza tutto il settore giovanile. Il livello del campionato, lo dicono i risultati, è interessante. Abbiamo vinto diverse partite, qualcuna anche con risultati pieni ed abbiamo perso con la Pontevecchio che è stata finora la squadra che ci ha messi più in difficoltà. Fare una previsione su dove potremmo arrivare mi sembra prematuro, perché anche nell’altro girone ci sono squadre attrezzate”.
Accanto al lavoro coi più piccoli, quello di assistant coach dell’Under 18. Accanto a Federico Vecchi, che è anche il responsabile del settore giovanile e ha scelto di avere Ricky Pezzoli con sé.
“Devo dire grazie a Federico, perché dopo la fiducia che mi ha dimostrato l’anno scorso, affidandomi il gruppo degli Esordienti, l’ha ribadita quest’anno lasciandomi proseguire il percorso con questi ragazzi. Lavorare con lui e col gruppo dell’Under 18 era una cosa che mi mancava da anni. Ho apprezzato la proposta e l’ho accettata subito, so che arricchirà il mio bagaglio di esperienza”.
Sono due approcci all’insegnamento molto diversi. Due gruppi così distanti, per età e prospettive.
“Tutto è diverso. Gli obiettivi, gli stessi metodi. C’è una differenza d’età che si fa sentire, con i ragazzini coltivi talento e tecnica, gli Under 18 sono a un passo dal dover decidere il loro futuro nella pallacanestro. Personalmente mi piace lavorare sui due fronti, mi completa. Lavorare con gli Under 13 mi piace, perché è l’inizio vero e proprio del percorso di ragazzi che vogliono provare a giocare a basket. Il momento in cui i sogni iniziano a mescolarsi all’impegno quotidiano, prima che il campo possa dire se sarà possibile realizzarli”.