Si sono incontrate circa cento persone questa sera presso l’Hotel Savoia: dirigenti sportivi invitati da Uisp e Csi a dialogare con l’Amministrazione Comunale.Sollecitazioni e temi “caldi” proposti agli Assessori allo Sport ed al Welfare e Salute, introdotti dai presidenti locali dei due enti di promozione sportiva. 

In sala oltre alle società sportive (visi nuovi e conosciuti) erano presenti anche Elena Boni e Paola Paltretti (vice presidenti Csi e Uisp), Fabio Casadio (Direttore Generale Uisp), don Massimo Vacchetti (assistente Csi), Davide Grilli (Presidente della Consulta Comunale dello Sport), Roberta Li Calzi (consigliera comunale), Marzia Benassi (Presidente Quartiere Savena), Massimiliano Danielli (Dirigente UI Sport Comune di Bologna), Vincenzo Manco (Presidente Nazionale Uisp), Carlo Balestri (vice presidente regionale Uisp), Gianpiero Ceccardi (Responsabile Sport PD di Bologna), Gerardo Astorino dell’Azienda Usl, Dario Cardace (asd Corri con noi).

Introduce la serata Andrea De David, numero uno del Centro Sportivo Italiano di Bologna: “Uisp e Csi si sono dimostrate, alla prova certa e certificata della consuntivazione CONI i due Enti, a tutti i livelli (provinciale, regionale e nazionale), al primo posto per attività sportiva e attività formativa progettata e attuata. Corsi, campionati, eventi, manifestazioni …in questo sta il valore aggiunto del nostro lavoro.”

Poi De David passa ad un rapido passaggio sulle normative in ambito sportivo: “Talvolta si rischia di scontrarsi con una certa confusione normativa, soprattutto a livello nazionale, che caratterizza da sempre il mondo dello sport. Basti pensare all’iter della legge sull’utilizzo dei defibrillatori, alla normativa sui responsabili della sicurezza negli impianti sportivi, senza sfiorare neppure (tali temi meriterebbero infatti convegni di approfondimento specifico) argomenti ancora più spinosi come la normativa fiscale oppure l’inserimento delle figure professionali del mondo sportivo (storicamente uno dei più grandi “buchi neri” della storia del lavoro in Italia, per quanto riguarda inquadramento e riconoscimento giuridico) all’interno di società e impiantistica sportiva.” 

Parola poi a Gino Santi di Uisp, ecco alcuni stralci dell’intervento.

“Da sempre la nostra città e l’area metropolitana, si caratterizzano per il fatto che per quanto riguarda la vicenda sport, la guida politica è saldamente nelle mani delle amministrazioni comunali. Con l’applicazione di questa elementare formula, si governa la politica sportiva e si salvaguardano efficacemente le categorie di utenza più deboli. 

Non solo i diversamente abili, le scuole, la terza e quarta età, che non producono ricavi, ma anche l’attività agonistica di base che, oltre a non produrre ricavi, è oberata da pesanti costi.”

E se il mondo “delle acque” (osserva Santi) ha visto pesanti interventi (acquisto dello Sterlino, investimenti per riavviare la piscina olimpionica dello Stadio) e la definizione (durante il mandato Rizzo Nervo) di un importante “projest financing” che ha coinvolto quasi tutte le realtà natatorie bolognesi, nell’utilizzo e nella gestione di tutte le vasche di proprietà comunale, con cinque milioni di investimenti a loro carico, sul fronte degli impianti “di terra” la crisi è profonda. Le strutture sono in grande sofferenza manutentiva e richiedono inderogabili interventi di miglioria, messa a norma ed efficientamento energetico.

Così arriva anche la proposta dell’Unione Italiana Sportpertutti di Bologna al Comune.

“Le soluzioni possono essere due. Affidarsi solo a risorse proprie dell’amministrazione comunale, col supporto di altri enti pubblici. La seconda opzione consiste nell’accreditare forme di partenariato fra mano pubblica e il privato sociale, disponibile a sostituirsi all’A.C. per gli investimenti o a comparteciparvi. Le associazioni potrebbero presentare progetti di finanza comprensivi di gestione e investimenti, corredati da un piano economico finanziario e da una relazione che attraverso le cifre sui costi e sui ricavi, evidenzi un modello del “chi, come e a quali tariffe”, cioè come l’A.C. mantenga a tutti gli effetti il governo politico delle operazioni. 

L’A.C. esamina i progetti, può respingerli o chiedere modifiche e approvarli dichiarandoli di pubblica utilità. Una volta deliberata la pubblica utilità e quindi il rispetto delle prerogative politiche, i progetti divengono oggetto di gare pubbliche di costruzione e gestione a cui altri operatori possono partecipare.”,

“Occorre però pensare a periodi lunghi di gestione e, per gli investimenti, consentire ai gestori l’accesso al credito, creando a livello locale o meglio ancora regionale, uno specifico fondo di garanzia da utilizzare nel caso di insolvenza. Nel mondo imprenditoriale questo strumento esiste già da tempo. Alcuni importanti istituti di credito si sono detti disponibili, e non per fare beneficienza, ma perché hanno verificato statisticamente che le insolvenze nel mondo del no profit sono di gran lunga inferiori a quello delle imprese. Il partenariato fra pubblico e privato è considerato strategico dalle normative e previsto dal nuovo codice degli appalti, ed è già entrato nella prassi, ma non se ne fa cenno nella neonata legge regionale dell’Emilia Romagna sullo sport.

Evidentemente siamo di fronte ad un problema culturale che si manifesta con atteggiamenti di scarsa disponibilità non tanto della politica bensì della macchina amministrativa in molte amministrazioni comunali.”

“Abbiamo apprezzato molto questa iniziativa e questo invito. Serve un dibattito e la fase è ancora molto aperta. I temi posti sono legati ad una politica di città che ci accomuna. Per una città per tanti e non per pochi dobbiamo lavorare sull’accessibilità alla pratica sportiva. La cittadinanza bolognese cambia negli anni e lo sport popolare è uno strumento bello ed importante per rafforzare un’idea di cittadinanza. Per la prima volta vengono dati Fondi Europei alle Città Metropolitane per rigenerare spazi pubblici e sempre per la prima volta parte di questi fondi vengano dedicati agli spazi sportivi e l’impiantistica di base in particolare, lavorando poi anche con il Governo e Regione Emilia Romagna. Il piano investimenti del Comune dovrà tenere conto del Piano Strategico per lo Sport.

Ma stiamo lavorando anche sul tema Stadio e le aree limitrofe, sul Palazzo dello Sport cercando di evitare errori del passato. L’alleanza tra pubblico e privato è un tema importante e strategico allargando il discorso anche a chi si occupa di educazione, salute, infrastrutture. Bisogna però uscire da una mentalità settoriale per mettere il focus sulla comunità. Con trasparenza ma facendo delle scelte condivise e basate sulla fiducia reciproca.

Sarà importante anche far crescere la parte agonistica dello sport per creare attrattività sulla città, facendo una riflessione con le Federazioni e gli enti. Alla fine di questo percorso avremo un patrimonio da gestire insieme, oltre ad un quotidiano da portare avanti”, questi i temi lanciati dall’Assessore Matteo Lepore ai presenti.

“Occuparsi di salute, sociale e famiglie significa avere uno sguardo sui soggetti che reggono la comunità sportiva e affrontare gli esiti ultimi dello sport che non è mai solo prestazione e competizione, ma finalità che guardano alla persona e che trovano nello sport un’occasione ed un’opportunità.”, così Rizzo Nervo introduce il suo intervento che prosegue: “Lo sport può essere uno strumento importantissimo di integrazione e di welfare di comunità. Non conosco luogo capace così forte in questo senso come il mondo sportivo. Lo sport fa salute e prevenzione ma non è cosa scontata. Le città non sono progettate per unire, ma i luoghi dello sport sì, lo fanno già per natura.”

Una serata davvero partecipata, che in termini numerici ha persino sorpreso gli organizzatori, che ha visto comunque rappresentate importanti società sportive.