A ventisette anni, Paolo Zonca affronta la seconda stagione in casa Virtus. Sempre coltivando quella grande passione per la pallacanestro che gli ha fatto attraversare diverse fasi, da giocatore ad assistant coach, per approdare al mestiere delicato di preparatore fisico. E la palestra Porelli, assicura, è un posto magico per chi vuole crescere professionalmente.
“Sono contento. Intanto per i risultati che, già a questo punto della stagione, i ragazzi stanno ottenendo. Belle prestazioni dell’Under 16 in una rassegna importante come il Trofeo Malaguti di San Lazzaro, dell’Under 14 a Treviso e ad Imola, il successo dell’Under 18 al torneo di Pordenone. Ma al di là dei risultati, dopo un anno di lavoro in questo ambiente sento che è aumentata, naturalmente, l’esperienza, così come l’affiatamento, il lavoro che si fa più dettagliato e specifico. Il rapporto con allenatori di grande esperienza come Federico Vecchi e Giordano Consolini si è consolidato, ora ho iniziato a rapportarmi anche con Cristian Fedrigo e ne sta uscendo un ottimo lavoro integrato, C’è un bel sistema organizzativo per i ragazzi, che arrivano alla palestra un quarto d’ora prima, affrontando ognuno il proprio lavoro personalizzato, quindi l’attività in campo sempre legata al lavoro con la palla. Stiamo affinando gli automatismi, i dettagli che già nella scorsa stagione avevamo iniziato a inserire”.
Quella passata è stata un’annata di conoscenza e inserimento anche per te.
“Una sorta di “anno zero”, per quanto ha riguardato il lavoro fisico integrato. Quest’anno abbiamo aggiunto il lavoro sul tiro, insieme a Federico, e su tante cose andiamo decisamente spediti. E’ una prosecuzione di quello che abbiamo impostato in passato con Carlo Voltolini e Matteo Fini, ed è importante che ci sia tra di noi una grande condivisione di obiettivi e metodi, che ci porta ad essere anche intercambiabili in caso di necessità. Condivisione e dialogo, ecco: sono gli elementi giusti per portare avanti un progetto coordinato. Siamo allineati, e questo ci aiuta a passare da un’annata all’altra senza disperdere energie e conoscenza”.
Un lavoro delicato, di costruzione, che parte da un progetto a largo respiro che coinvolge tutti.
“Quando c’è un giusto percorso da seguire, a partire dagli Esordienti, sviluppato educando e dando una mentalità di impegno, i ragazzi poi crescono bene e sono in grado di affrontare gli step successivi. Diversamente, si rischiano veri e propri vuoti conoscitivi che si ripercuotono sulla loro crescita e sulla loro possibile carriera. Noi stiamo attenti, annata per annata, soprattutto per le più piccole, a togliere limitazioni per portarli in età successive a reggere lavori funzionali che sono fondamentali per lo sviluppo”.
La sintonia con un professionista del calibro di Carlo Voltolini è un valore aggiunto che arricchisce il tuo mestiere.
“Carlo non lo scopro io, è un grande professionista e una persona che affronta il suo lavoro con umiltà e saggezza, sempre pronto a mettersi in discussione, ad analizzare insieme ai colleghi proposte, idee, esecuzioni. Ha una bravura immensa, e non la fa mai pesare. Questo mette me e Matteo a nostro agio, perché è sempre pronto ad elargire consigli e a mettersi al servizio del gruppo, al di là del suo ruolo di responsabilità”.
Insomma, via dell’Arcoveggio è il posto giusto per crescere professionalmente.
“La possibilità di lavorare su più annate ti mette di fronte all’aspetto pratico di come si possa incidere sul miglioramento nelle varie fasi di crescita. Sulla carta uno conosce le consequenzialità, ma nel quotidiano devi riuscire a modularle in base a chi hai di fronte, e alle contingenze. Questo è estremamente formativo. Inoltre, ho la fortuna di avere a che fare con grandi capo allenatori, che sanno infondere motivazione e personalità, non solo ai loro ragazzi,. Dal punto di vista relazionale questo per me è un anno fantastico, una grandissima opportunità. In questo ambiente ho sempre uno scambio di idee e di progetti con persone estremamente preparate, e questo arricchisce il mio bagaglio professionale e umano”.