Maurizio Serapini è in cammino nella sua terza stagione in casa Virtus, preso dal suo ruolo di dirigente accompagnatore della formazione Under 15 di Virtus Unipol Banca, guidata da Cristian Fedrigo. Quando li ha conosciuti, questi ragazzi erano appena usciti dal mondo del minibasket, e muovevano i primi passi nel settore giovanile. Due anni dopo, anche se la strada è ancora ai primi tornanti, questa storia ha contorni più definiti.
“Il gruppo è sostanzialmente lo stesso, con un anno in più sulle spalle dei ragazzi. Ci sono tre nuovi innesti: Colombo, che arriva da Milano, Carta da Vicenza, poi Scagliarini che era alla Polisportiva Masi Casalecchio. Sono innesti di qualità su un nucleo di ragazzi che si è fatto più maturo con la quotidianità dello stare insieme in palestra. Diciamo che quello che ci manca è soprattutto il favore della sorte: da mesi lottiamo contro gli infortuni, alcuni giocatori sono fuori da mesi, Galli non è ancora riuscito a giocare una partita dall’inizio della stagione, lo stesso Carta ha avuto problemi alla schiena ed è rientrato la settimana scorsa. La squadra al completo non l’abbiamo ancora vista, insomma”.
Una situazione simile a quella in cui è rimasta coinvolta anche la prima squadra. Purtroppo…
“Ho letto le dichiarazioni recenti di coach Ramagli, che ha ricordato come dall’inizio del campionato non sia riuscito a giocare neppure dieci partite con la squadra al completo. Mi è venuta in mente la nostra situazione. Ma fa ben sperare il fatto che, dopo un inizio di campionato delicato, stiamo trovando comunque una nostra identità e un trend positivo”
Importante, in un cammino che non è certo semplice e nel quale gli avversari di qualità non mancano.
“Imola, Forlì e Pontevecchio sono le squadre che ci hanno battuti subito, nella prima parte della stagione. E sono anche le tre formazioni con cui dovremo fare i conti di qui alla fine. Ora ci aspetta proprio la Pontevecchio, che ci ha battuti all’andata, è più indietro di noi in classifica ma evidentemente è una squadra che soffriamo, che ci ha messi in difficoltà fin dalla passata stagione”.
Al di là degli ostacoli sul cammino, che idea ti sei fatto del gruppo dell’Under 15?
“E’ una formazione interessante, futuribile. Ci sono squadre con cui oggi fatichiamo, ma ragionando a lungo termine vedo elementi di talento, che possono soltanto crescere. Lo staff tecnico sta facendo un grande lavoro, e i ragazzi seguono le direttive di Cristian Fedrigo, cercano di farne tesoro. E mostrano anche carattere: in certe partite si sono trovati sotto e hanno saputo reagire, portando a casa il risultato e dimostrando solidità mentale”.
Dall’estate del 2016, alla guida di questa formazione c’è Cristian Fedrigo. Come ti trovi, accanto a lui?
“Cristian è una persona riservata ed un grande allenatore. Abbiamo sviluppato un buon rapporto, anche le finali a Bormio, dello scorso luglio, hanno fortificato il legame. Non è certamente un carattere espansivo, ma ogni suo intervento ha un fondo di simpatia, e stare insieme ci ha dato fiducia reciproca. Io sono il compagno da serata in osteria, lui ha questa riservatezza di fondo che nel nostro ambiente è quasi un bene. In qualche modo, ci compensiamo. Se lo conosci più a fondo, scopri una persona con valori importanti, un ragazzo serio che mette tutto sé stesso nel suo lavoro. Tra prima squadra e Under 15, si impegna giorno e notte nella pallacanestro. Come ho già avuto modo di dire, uno di poche parole e fatti concreti. Quelli come lui, alla fine, si rivelano i migliori. E lo staff è ben assortito: Francesco Nieddu ha un’esperienza fuori dal comune, Edoardo Costa è un ragazzo fantastico che ha pochi anni più dei giocatori, e sa entrare bene nel loro mondo, Paolo Zonca sta facendo un lavoro di preparazione incredibile. Mi sembra davvero un bel gruppo”.
Del quale fa parte anche Maurizio Serapini. In che misura?
“Io faccio quello che posso. I ragazzi devono pensare a giocare, a imparare la pallacanestro, a seguire le indicazioni dell’allenatore. Avendo giocato anche io, seppure ormai un po’ di tempo fa, cerco di intervenire quando c’è bisogno di un supporto morale, di un incoraggiamento. Anche perché ormai quasi tutti questi ragazzi li conosco da tempo. Però non entro mai nel merito delle indicazioni tecniche, sto ai margini e do il mio contributo se e quando occorre”.
A quindici anni, un giocatore non è ancora uomo ma inizia a vedere la pallacanestro con un’ottica diversa.
“E’ una fase importante della loro crescita. Quelli che giocano alla Virtus sanno che qui c’è un’etica del lavoro importante. Vedo che hanno imparato ad andare da Paolo Zonca a prendere il loro programma, a prepararsi i loro carichi in palestra, a informarsi bene sulle serie di esercizi da eseguire. Insomma, vedo un atteggiamento professionale, e questo è merito di uno staff che sa indicare la via della crescita, individuale e di squadra. Di fondo, resta una bella famiglia, unita”.
Una famiglia nella quale sei sempre meglio inserito. Bella situazione, per uno che ama la V nera da sempre…
“Per me la Virtus è stata un grande approdo. Sono sempre stato legato a questa bandiera, la sventolavo al palasport ai tempi di Fultz, negli anni Settanta. Ora ho iniziato a dare un piccolo contributo anche al tavolo durante le partite di Serie A al PalaDozza, e questo mi coinvolge sempre più. Conosco personalmente alcuni giocatori di Virtus Segafredo, Baldi Rossi era un ragazzino, classe ’91, ai tempi in cui lavoravo per la Virtus 1934, e Cavicchi lo allenava. Nella mia vita c’è molta più Virtus di quella che ho vissuto da dentro in queste tre stagioni. L’ambiente è bello carico, guarda al futuro con trasporto ed è quello che piace a me, che pure ne ho amato anche il passato. E’ il posto giusto in cui respirare pallacanestro”.