Giuseppe Giordano, ventitrè anni, dirigente del settore Minibasket di Virtus Unipol Banca, è uno dei volti nuovi del mondo bianconero, approdato a Bologna da Trieste la scorsa estate. Tutt’altro che nuova è invece la sua passione per la pallacanestro, sbocciata quando ancora era bambino nella sua Santeramo in Colle, poco più di quaranta chilometri da Bari.
“La prima partita l’ho vista alla tv, insieme a papà. Era il 2001, non avevo ancora sette anni. C’era la NBA su Tele+, mi innamorai di Allen Iverson. Dopo sono arrivati Shaquille O’Neal e, naturalmente, Manu Ginobili. Intanto, il virus era trasmesso…”
Tanto forte da buttarla anche in campo, quella passione.
“Sì, ma senza troppi acuti. Ho giocato fino alla categoria Under 13 nella squadra del mio paese, il Murgia Basket, ma avevo problemi alla mano destra, che si infortunava spesso. Così ho interrotto l’attività, riprendendola soltanto anni dopo, a livello di Under 19 regionale”.
Per passare dal basket giocato a quello che si costruisce dietro una scrivania, c’è voluto un cambio epocale di vita e abitudini, oltre a un viaggio da un punto all’altro dell’Italia.
“Mi sono iscritto all’Università di Trieste, scegliendo l’indirizzo di Economia Internazionale. Dalla Puglia è stato un bel viaggio, ma era quello che volevo: rendermi autonomo, indipendente, provare a gestire la mia vita da solo. Mentre seguivo il corso di studi, ho pensato che mi sarebbe piaciuto provare anche a rientrare nel mondo della pallacanestro in un posto diverso. Così, ho iniziato ad allenare, facendo l’assistant coach nelle giovanili dell’Alma”.
Dal campo agli uffici, appunto, il passo è stato breve.
“Per il settore giovanile dell’Alma Trieste ho iniziato ad occuparmi anche di social media. Quindi, all’inizio della stagione 2016-2017, mi è stato offerto di entrare a far parte della dirigenza, nello staff della segreteria generale. Terminata l’Università e ottenuta la laurea triennale, ho deciso di fermarmi lì ancora un anno, per fare esperienza in quell’ambiente. Mi occupavo anche dell’accoglienza di ospiti e sponsor in occasione delle partite interne della prima squadra”.
In questa veste, hai incrociato per la prima volta il mondo Virtus. Finale per la promozione tra Virtus Segafredo e Alma Trieste, giugno di quest’anno. Se non dovessi ricordare bene, ti aiutiamo noi: è da poco terminata gara3 della finale, Bologna ha festeggiato sul campo dell’Alma Arena il ritorno in Serie A, in un clima di grande sportività. Un’ora dopo, alcuni membri della società ospite si aggirano ancora per l’impianto, per terminare il loro lavoro. E sei proprio tu ad accoglierli, dividendo con loro una quantità semi-industriale di prodotti di gastronomia destinati al vostro staff.
“Vedo che hai buona memoria, in effetti…”
Normale, quegli ospiti ancora al lavoro eravamo noi. Ma l’aneddoto serve a far capire il tuo modo di approcciarti allo sport: cortesia, rispetto per l’avversario, altruismo non ti fanno difetto.
“Credo che il senso dello sport sia questo. Il terzo tempo, così amato dai tifosi del rugby, è qualcosa di fondamentale. Il motivo per cui amo immergermi nelle questioni e a volte nelle problematiche sportive è che dietro hanno uno scopo sociale ed umano importantissimo. Hanno valori importanti. Quel giorno di giugno noi dell’Alma avevamo interrotto uno splendido sogno, ma tutto era avvenuto secondo le regole più belle dello sport. Suonata la sirena, era giusto condividere i momenti successivi alla gara. Perché la condivisione è il senso di tutto quello che facciamo”.
Belle idee, che adesso puoi trasmettere in un settore delicato e importante come quello del Minibasket.
“Credo si tratti della parte più inclusiva del nostro movimento, quella che fa più bene dal punto di vista sociale. Avvicinare i bambini alla pallacanestro non è solo occasione di far loro scoprire uno sport fantastico. E’ un modo per aiutarli a scoprire sé stessi, il proprio corpo e le proprie passioni. Ci sono finalità educative importantissime, in questo percorso. Un tesoro inestimabile”.
Pochi mesi dopo quell’incrocio del destino, le porte della Virtus si sono aperte proprio per te.
“Avevo un bellissimo ricordo della serie finale, di come tutto lo staff Virtus si era presentato a Trieste in quell’occasione. Intanto, ho avuto l’occasione di iscrivermi al corso di laurea magistrale in Politica Economica, a numero chiuso, qui a Bologna. E un incontro con il management bianconero, con Julio Trovato e Federico Vecchi, mi ha dato una fantastica opportunità proprio qui. E’ stato facile trovare feeling, ho trovato collaborazione e trasporto fin dal primo incontro. Non ho dovuto pensarci più di tanto, ho colto l’attimo”.
Ovvero la volontà di crescere, anche sotto questo punto di vista, di una società che al mondo dei più giovani ha sempre dedicato attenzione e risorse.
“Avere Davide D’Atri come collega in questa avventura è fondamentale. Il percorso che abbiamo intrapreso è appassionante e coinvolgente. Abbiamo scelto di rinnovare, di ristrutturare a livello organizzativo, di avviare nuovi progetti. L’ex CRB, la casa del settore Minibasket Virtus Unipol Banca, è stato una bella base da cui partire”.
Con un’agenda piena di idee, molte delle quali sono già diventate realtà.
“Abbiamo tanti progetti, vogliamo rafforzare il nostro rapporto con gli istituti scolastici, conquistare appassionati. La società è con noi, mostra di credere molto al settore Minibasket, e questo ci dà ancora più forza. Il nostro non è e non può essere un piano con termine annuale. La qualità richiede progetti pluriennali, e la quantità alla fine è una conseguenza”.
In realtà, siete stati premiati anche dal punto di vista quantitativo.
“Vero, e questo è il risultato del grande lavoro che stanno facendo i nostri istruttori in palestra. Tanti ragazzini sono venuti a provare le nostre proposte, hanno trovato il clima giusto e insegnanti preparati, si sono legati al nostro mondo”.
La formula delle “porte aperte” non ha soluzione di continuità. In via Marzabotto è sempre tempo di avvicinarsi alla pallacanestro.
“Non ci fermiamo mai. E credo che il nostro lavoro sia molto utile alla società. In questi giorni abbiamo riaperto perché ci piacerebbe che i bambini entrassero in numero sempre maggiore nella grande famiglia della Virtus. Perché questo è il posto ideale per crescere, non solo dal punto di vista sportivo. Qui non si perdono mai di vista valori basilari, come la formazione dei giovani da un punto di vista comportamentale ed educativo. Cose che servono per affrontare la vita, non solo la pallacanestro”.
Pochi mesi e parli già perfettamente l’alfabeto bianconero. Ormai Giuseppe Giordano ragiona da virtussino…
“Mi sento parte di questa società. Alla domenica, quando certe partite della prima squadra si sviluppano in sfide punto a punto, non riesco a non agitarmi. Sono preso da quello che faccio e da questo ambiente. Non immaginavo che sarebbe stato così, ma sono felice che lo sia”.