Sarà subito spettacolo. Giovedì 6 aprile la giornata dedicata all’”Old Star Game” si aprirà con un appuntamento speciale: il clinic di Tonino Zorzi, il “Paron”, e di Max Antonelli, in programma alle 10 alla palestra Porelli.Un momento di formazione importante rivolto agli aspiranti allenatori e agli istruttori di minibasket.
Zorzi, decano della pallacanestro italiana, premiato come migliore giocatore di tutti i tempi della Pallacanestro Varese e dal 2011 nella Italia Basket Hall of Fame, parlerà della transizione, mentre Antonelli illustrerà i vantaggi del “music basketball method”, il metodo di allenamento da lui ideato e insegnato in tutto il mondo.
In attesa della conferenza stampa ufficiale di presentazione dell’Old Star Game, che si terrà lunedì 3 aprile alle 11 in Sala Savonuzzi a Palazzo d’Accursio, e dopo l’incontro con i campioni Gregor Fucka e Gus Binelli, la prevendita dell’evento – il cui incasso sarà devoluto alla Fondazione Operation Smile Italia Onlus di Santo Versace – ha superato i tremila biglietti.
Tante le sorprese che sveleremo da oggi fino al giorno dell’Old Star Game, tanti gli elementi di richiamo come la presenza del Dunk Italy e della squadra di cheerleaders che intratterrà il pubblico nelle pause del match.
I biglietti per l’evento sono acquistabili in prevendita sul circuito VivaTicket, presso il Fortitudo Point e presso il Virtus Point e si potranno comprare anche il giorno stesso della partita, giovedì 6 aprile, a partire dalle 18, presso la biglietteria del PalaDozza.
L’attesa cresce, i ricordi si rincorrono. Anche nella memoria di Zorzi e di Antonelli che hanno voluto ripercorrere la loro esperienza a Basket City.
Tonino Zorzi, il “Paron”.
Cominciamo dal clinic che aprirà la giornata dedicata all’Old Star Game. Zorzi parlerà della transizione.
“Ho sempre amato la transizione. Ho sempre pensato – come dicevano gli allenatori americani di una volta che frequentavo durante l’estate – che sia meglio prendere gli avversari con le braghe calate, quando rientrano dopo avere segnato un canestro: quello è il momento in cui cercare di colpirli”.
Il clinic si terrà alla palestra Porelli. Che ricordi evoca a Zorzi?
“Mi farà piacere tornarci, dopo avere allenato la Virtus, come assistente di Boniciolli, nella stagione 2008-09. In quella palestra, ogni mattina, facevo due ore di tiro e fondamentali con Keith Langford e Petteri Koponen”.
Oggi Boniciolli è sulla panchina della Fortitudo. Che tipo di allenatore è?
“Nei due anni in cui ho lavorato come suo assistente ho vinto una Coppa Italia ad Avellino (2008) e una Eurochallenge con la Virtus (2009). Matteo è un buon allenatore che dà tutto alla squadra. Qualche volta si arrabbia un po’ troppo, ma lo comprendo perchè anche io ero così. Quando uno dà tutto alla propria società, alla propria squadra e ai propri allenatori si aspetta di avere il massimo in cambio”.
Che idea si è fatto della Fortitudo Kontatto e della Virtus Segafredo?
“Ho visto la Fortitudo a Trieste e mi ha fatto un’ottima impressione. L’arrivo di Legion ha portato maggiore qualità: è un ottimo giocatore di cui mi hanno sempre parlato molto bene.
La Virtus, che ho seguito tre volte, in particolare nella finale di Coppa Italia con Biella, mi è sembrata una squadra molto bene organizzata, con un roster che presenta un buon equilibrio tra gioventù ed esperienza, una caratteristica che, di solito, hanno le squadre che arrivano fino in fondo, anche se domenica con Trieste la Segafredo mi è parsa un po’ scarica.
Fortitudo e Virtus sono sicuramente le squadre più forti del campionato. Per il salto in Serie A vedo loro, Verona e Treviso. Una promozione su trentadue? L’impressione è che qualcuno cerchi di fare del male al basket. Nella mia vita mi sono innamorato di due cose oltre a mia moglie: la pallacanestro e la maglia azzurra. Mi dispiace vedere la situazione che sta attraversando il movimento cestistico italiano”.
All’Old Star Game ci sarà anche Dan Peterson. Alcune vostre sfide sono state epiche.
“Sì, ricordo quando allenavo la Canon Venezia e affrontai la Virtus di Peterson. Era il 1973. Eravamo avanti di un punto con palla in mano. Kociss (John Fultz, ndr) intercettò un passaggio a metà campo, andò a schiacciare e perdemmo di un punto. Trovai da dire con alcuni tifosi sugli spalti. Mi strapparono la camicia e la giacca che poi Porelli mi rimborsò. Poi feci volare un cappello ad un carabiniere: quella volta stavano per mettermi dentro”.
Giovedì 6 aprile quali saranno i simboli della Fortitudo Old Star e della Virtus Old Star?
“Io dico Brunamonti per la Virtus e Lamma per la Fortitudo. Myers è stato un grandissimo, ma sono legato affettivamente a Davide. L’ho allenato a Gorizia, facendo esercizi con le sedie sul parquet per migliorare i fondamentali. L’Old Star Game sarà uno spettacolo. Spero di vedere il PalaDozza pieno”.
Max Antonelli, in Virtus dal 1973 al 1978
Al Clinic di apertura dell’Old Star Game interverrà anche Max Antonelli, ideatore e insegnante del “music basketball method”. In cosa consiste?
“E’ un metodo che utilizza la musica per insegnare i fondamentali della pallacanestro. La musica è una grande motivatrice. Utilizzandola, l’esercitazione dura più a lungo e si riesce ad allungare la concentrazione degli atleti nell’esecuzione dei gesti tecnici”.
L’Old Star Game coinciderà con il ritorno dei Miti di Basket City. Che ricordi ha Antonelli dei derby di Bologna?
“Alcuni furono strepitosi. Ricordo quello di ritorno della stagione 1975-76, in cui poi vincemmo lo scudetto. Eravamo sotto di molti punti, Peterson, che allenava la Virtus Sinudyne dei vari Caglieris, Bertolotti, Serafini e Driscoll, chiamò timeout. Martini mi aggredì dicendomi che stavo disputando una partita pessima. Rientrai. Feci 11/11 al tiro, arrivando a 29 punti totali. E vincemmo ai supplementari. Quella vittoria ci diede la consapevolezza che potevamo recuperare anche svantaggi importanti: fu in quel momento che gettammo le basi per vincere lo scudetto che avremmo conquistato a Varese contro l’Ignis”.
Ricorda un aneddoto su Dan Peterson come allenatore?
“Aveva la regola “del 3”. Prima di ogni partita si presentava nello spogliatoio e attaccava un cartello con tre punti. E ogni volta che ci dava suggerimenti, ci presentava sempre tre opzioni. Poi, in allenamento, faceva sempre due quintetti: uno più forte e uno più debole. Ma fischiava “contro” quello più debole. L’ho capito negli anni: in quel modo faceva salire l’arrabbiatura al quintetto più debole e alzava il livello dell’agonismo generale”.
L’Old Star Game sarà una festa.
“Sì. A Bologna, ogni volta che c’è un derby, è sempre uno show”.