In un panorama mediatico in cui fatti, opinioni, dichiarazioni testuali e sintesi più o meno arbitrarie rimbalzano tra giornali e siti, tra radio e social, in un gioco di specchi che spesso finisce per snaturare o addirittura ribaltare il senso originario delle cose, è sempre utile registrare e conservare tutte le interviste, anche quelle che i nostri tesserati concedono ai quotidiani.
Perché può capitare che nel corso di una lunga intervista al Resto del Carlino, il nostro amministratore delegato, Claudio Fenucci, a proposito della correlazione tra monte ingaggi e piazzamento della squadra, dichiari testualmente quanto segue (se volete, nel video qui sopra potete ascoltare con le vostre orecchie): “Spesso passa l’idea che noi siamo un club che spende più degli altri: in realtà noi spediamo nella media degli altri. Primo perché un milione in più o in meno di salari non fa la differenza, i trenta milioni in più creano un posizionamento sportivo diverso, ma un milione in più o in meno non cambia in termini di competitività sportiva. Secondo perché non è vero neanche che siamo, come leggo spesso, il decimo monte ingaggi d’Italia perché io mi rifaccio ai bilanci e l’anno scorso eravamo dodicesimi. Ma non cambia, non voglio giustificare il fatto che si arrivi… Come ho detto prima, fra arrivare ottavi, noni e tredicesimi non sono i due o tre milioni in più o in meno che si spendono come ingaggi che fanno la differenza”.
Il Resto del Carlino sintetizza così il passaggio: “Resta il fatto che tutti a Casteldebole vorrebbero risparmiarsi di sperimentare dal vivo le capacità di risalita in A del Bologna di Saputo. Per non correre questo rischio forse sarebbe bastato attrezzare squadre in linea col monte ingaggi. E qui Fenucci precisa: “Dati della scorsa stagione alla mano, non abbiamo il decimo monte ingaggi della serie A, bensì il dodicesimo. E’ vero che dodicesimi non siamo mai arrivati in questi tre anni, ma arrivare ottavi-noni o tredicesimi cambia poco in questa serie A”. Aldilà della sintesi, è chiaro che ci si riferisce al monte ingaggi e al fatto che non ci può essere una correlazione così stretta tra il singolo piazzamento in classifica e il posizionamento nella graduatoria degli ingaggi.
Talmente chiaro che il giorno dopo sul Corriere di Bologna (testata a cui da più di un anno il Bologna Fc 1909 non concede interviste, essendo in corso una causa per diffamazione), la frase, ripresa ed estrapolata dal contesto generale, viene comunque introdotta così: “Tra le varie cose sottolineate da Fenucci, spicca una frase in cui il dirigente vuole difendere il lato rossoblù di un’altra situazione comune a entrambi i club, ovvero il monte ingaggi elevato”. Ma quella frase (“arrivare ottavi-noni o tredicesimi non cambia nulla”), mai pronunciata in questi termini e lasciata a galleggiare lontano dalle premesse, è un’occasione troppo ghiotta per non aprire un nuovo fronte di polemica, persino su un’intervista concessa a un altro giornale. Risultato? Ecco la chiusa dell’articolo: “E’ una frase che fotografa alla perfezione il recente focus del Corriere di Bologna sulle proprietà nordamericane nel calcio europeo: conta il business, il risultato sportivo è secondario fino a che non danneggia il brand. Addirittura si banalizza un salto di cinque posti in classifica: il più sarà spiegarlo ai tifosi. O agli stakeholders, che dir si voglia”.
Scusate la lunghezza, ma era necessario spiegare bene come si originano questi cortocircuiti: diciamo che è difficile stabilire una correlazione esatta tra piazzamento in classifica e monte ingaggi all’interno di una determinata fascia di valori e, come per incanto, ci ritroviamo ad aver affermato che arrivare ottavi o tredicesimi è indifferente. Cosa mai detta, mai pensata, ma che suona così bene per costruirci l’ennesimo tormentone…
Già che ci siamo, vale la pena fare un’altra precisazione: il dato sull’aumento di fatturato rispetto alla stagione 2013-14 fornito dall’amministratore delegato è da considerarsi al netto degli introiti derivanti dai diritti televisivi.