“Purtroppo anche nello sport che amiamo, il calcio, il razzismo è presente. L’Italia non è un paese razzista, ma i razzisti ci sono. Compito di tutti è isolare queste persone, rendere ridicolo il loro pensiero medievale. Dobbiamo attivarci in prima persona, denunciare ogni forma di discriminazione a cui assistiamo o di cui siamo vittime”. Questo è il messaggio con cui, in video, Mario Balotelli ha aperto la conferenza stampa dei Mondiali Antirazzisti, la festa Uisp contro tutte le discriminazioni, giunta alla edizione numero 22 e presentata oggi, 28 giugno, a Bologna nella sede della Uisp Emilia-Romagna.
Da 22 anni i Mondiali – che per l’ottavo anno si svolgeranno nel parco di Bosco Albergati a Castelfranco Emilia, vicino Modena, dal 4 all’8 luglio – rappresentano una forma concreta di lotta alle discriminazioni attraverso tutti gli sport, con il calcio al centro. Saranno 140 le squadre protagoniste nel 2018, di cui il 62% composto da team misti per sesso e provenienza. Sono 21 invece quelle che ospitano migranti e rifugiati e dieci quelle composte da gruppi ultras, i protagonisti originari della manifestazione, che rifiutano lo stereotipo razzista e violento delle tifoserie. Fischio d’inizio alle 15 di giovedì 5 luglio.
Un occhio speciale alle regole con cui squadre così diverse si affrontano: non ci sono arbitri, i match – due tempi da 10 minuti – sono autogestiti. “Nel calcio giocato ai Mondiali – sottolinea poi Carlo Balestri, responsabile dell’organizzazione dei Mondiali – ci divertiamo a sperimentare, per alzare il livello dell’integrazione. Quest’anno abbiamo introdotto la regola per cui, quando una squadra è sotto di due gol, può inserire un altro giocatore, senza sostituire nessuno. Di certo non è divertente per una squadra forte doversi frenare, così come non è divertente per un squadra ‘materasso’ prendersi valanghe di gol. Così alziamo la difficoltà per quelli bravi, limitandola per i più deboli, e lo sport diventa per tutti”.
Sportpertutti significa anche valorizzazione delle donne nello sport, come ha ricordato Katia Serra, responsabile del calcio femminile nell’Associazione Italiana Calciatori: “Con orgoglio giocherò ai Mondiali Antirazzisti in quel 62% di squadre miste. Come Aic lo riteniamo un segnale importante per il mondo del calcio, solitamente declinato solo al maschile. Il calcio è uno sport che aiuta a costruire la personalità. Crediamo in questo valore educativo per le giocatrici e i giocatori di domani, che sono in primis dei cittadini”.
La difesa dei diritti è da sempre al centro di questa manifestazione. Motivo che ha spinto Eccar, European Coalition of Cities Against Racism, a patrocinarla, considerandola una delle migliori esperienze europee per l’inclusione. “L’organizzione che presiedo – ha dichiarato il presidente di Eccar, Benedetto Zacchiroli – è composta da 168 città, una rete sostenuta anche dal patrocinio dell’Unesco. Non è facile diventare un comune di Eccar perché servono l’onestà e il coraggio per riconoscere che qualcosa non funziona. Lavorando insieme i sindaci Eccar cercano, al di là della colorazione politica, di costruire un futuro più bello fatto di coesione e anche di sport”.
“Libertà, divertimento e sport sono la chiave del successo di questa iniziativa – ha detto in chiusura Mauro Rozzi, presidente della Uisp Emilia-Romagna – e sono delle dimensioni ai giorni nostri spesso minacciate”. I Mondiali Antirazzisti, oltre che come una grande festa, si pongono come un territorio libero, “in cui rimettere al centro il divertimento sportivo, il movimento, il piacere per il gioco e il suo valore”. Giocare per credere.