Alessandro Ramagli è pronto alla sfida col suo passato. Con quella Scaligera Verona, “griffata” Tezenis, che il coach di Virtus Segafredo ha guidato dal 2012 al 2015, e che ancora oggi ha nel roster giocatori che lui stesso ha allenato. Una squadra che arriva alla Unipol Arena con una novità sostanziale: il timoniere non è più Frates, ma Luca Dalmonte.
“La tendenza è sempre quella di preparare la propria squadra, più che cercare di distruggere i punti di forza degli avversari. Il novanta per cento del nostro tempo è dedicato al miglioramento dei nostri meccanismi, perché la nostra è una squadra che ha bisogno di migliorare. In più, giochiamo contro una squadra che ha cambiato allenatore, e diventa più complicato trovare punti di contatto tra chi c’era e chi ci sarà. Immagino che il playbook sia stato, se non cambiato, almeno selezionato. Restano le caratteristiche dei giocatori avversari. La Tezenis è una squadra molto esperta, con un americano che conosce bene questo campionato, Robinson, e l’altro molto giovane ma con un notevole potenziale, Frazier, Poi c’è Giorgio Boscagin, che ho avuto a Verona, a cui sono legato da profondo affetto. Anche il centro, Diliegro, era con me l’anno scorso a Siena e ha fatto un’ottima stagione. Per non dire della panchina, ricchissima, con Basile, Portannese che è un giocatore di altissimo livello per la categoria, Pini, Brkic. Un roster profondissimo e ben costruito”
Ci si chiede fino a che punto il cambio di allenatore possa scuotere nell’immediato l’andamento di una squadra.
“Con me ha funzionato a Livorno, in condizioni particolari. Anche a Pesaro ha funzionato, ma non nell’immediato. A Reggio Emilia no, subentrai a Marcelletti e la squadra ebbe un down significativo, evidentemente non ero giusto in quella situazione. A Teramo ha funzionato. Insomma, mi è capitato diverse volte di subentrare ma la risposta non è stata mai la stessa. Conoscendo bene Luca Dalmonte, un tecnico che stimo e con cui ho lavorato anche insieme, credo che avrà concetti simili a quelli di Fabrizio Frates: per entrambi la squadra viene prima di tutto. Ci vorrà tempo per dare un’impronta, ma di sicuro già selezionando 4-5 giochi dal playbook può cambiare qualcosa da subito. D’altra parte, Verona ha punti di forza indiscutibili: un pacchetto perimetrale di difensori eccellenti e di esterni che sanno fare canestro, e poi cinque lunghi, che in un campionato come questo significa avere 25 falli a disposizione, una cosa che non si possono permettere in molti. Quando andranno a regime saranno cose che peseranno in questo campionato”.
La prima settimana di Virtus Segafredo capoclassifica, assicura il timoniere bianconero, non è stata una passeggiata.
“E’ stata una settimana molto complicata, prima di tutto perché non abbiamo avuto buone notizie su Ndoja, che speravamo di recuperare a breve. I lunghi hanno pagato le tre partite ravvicinate, abbiamo dovuto dosare molto i carichi di lavoro, anche improvvisando, e improvvisare non mi piace mai molto. Ero preoccupato, per fortuna gli ultimi due allenamenti mi hanno lasciato buone sensazioni. Non so quanto possa essere pieno il serbatoio energetico, però”.
Ndoja a bordocampo anche contro Verona: per Ramagli è ovviamente una situazione difficile, considerando quanto Klaudio sia importante in questo gruppo.
“E’ una situazione gestibile perché il nostro record di permette di farlo. E’ necessariamente gestibile, perché i tempi del suo recupero non sono ben delineati. Potrebbero essere non così lunghi da dover guardare altrove, ma anche non così breve da non doverlo fare. Finora abbiamo trasformato i problemi in opportunità, ma è anche vero che uno stato di emergenza è funzionale se è appunto di emergenza, se diventa la normalità non va bene. E’ chiaro che di Klaudio abbiamo bisogno, ne sentiamo il bisogno, sappiamo quanto possa essere importante anche per gli altri. Sopperiamo con risorse interne, nelle prossime quattro partite dovremo essere molto bravi, a cominciare da domani”.
Fin qui la Virtus ha spesso trovato la vittoria adattandosi al gioco dell’avversario, sfidandolo sul suo stesso terreno.
“Dai bravi allenatori ho imparato che una squadra riesce a essere flessibile quando lavora su di sé, acquisendo un livello di consapevolezza importante. Trinchieri mi diceva che quando si preparano in sequenza partite di campionato e di Eurolega si lavora ben poco sugli avversari, si prepara magari un dettaglio solo e si lascia il resto all’interpretazione della squadra, il che non vuol dire anarchia, ma rispetto del proprio sistema. E’ la dote di una squadra che prende consapevolezza di sé, noi pensiamo molto alla nostra costruzione e poco alla distruzione degli avversari. Per questa partita sarà determinante, perché ora come ora è difficile vedere che carte ha in mano Verona.
Otto partite su quindici, più della metà del girone d’andata è alle spalle. Primi bilanci del coach?
“Il bilancio è buono, abbiamo mostrato spesso e volentieri una buona identità, anche mentale e caratteriale. Quello che mi rende meno contento è che non abbiamo mai giocato al completo, e credo che al completo questa squadra possa dire la sua in questo campionato. Nel lungo periodo rischiamo di pagare questa situazione. Stiamo costruendo, ma anche rincorrendo, per forza di cose. In ogni caso, i discorsi di classifica non ha senso farli fino alla fine dell’andata, finché non avremo incontrato tutti e le idee saranno ancora più chiare di adesso”.
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