Sabato 11 maggio l’edizione 2019 del Giro d’Italia partirà da Bologna con la prima tappa che vedrà i corridori impegnati nella cronometro con arrivo a San Luca. Questo è stato lo spunto per parlare di ciclismo nel conviviale di aprile del Panathlon Bologna 1957. Ospiti della serata sono stati Giordano Turrini, argento olimpico e campione del mondo su pista, e i giornalisti Marino Bartoletti e Gianni Marchesini, curatori dell’Almanacco del ciclismo 2019 che fa parte di una collana ribattezzata i Bartoletti, appunto
“L’Almanacco del Ciclismo – ha spiegato Bartoletti – è nato in modo naturale. Racconta tutto quello che il ciclismo rappresenta, è un progetto di Gianni Marchesini al quale ho aderito con entusiasmo anche perché il ciclismo è stato il primo sport che mi ha fatto palpitare. Vi assicuro che avere un almanacco tra le mani anche nell’epoca di Wikipedia è sempre importante perché per andare a messa ci vuole il messale e allora guardare una corsa avendo vicino a sé qualcosa per consultare la storia male non fa”. Bartoletti, che ha raccontato storie legate alla storia del Giro d’Italia ammaliando i soci presenti, ha parlato anche della prossima Corsa Rosa: “Per me è una gioia grande seguire il Giro ogni anno. La tappa bolognese naturalmente non sarà decisiva per la classifica ma qualcosa in filigrana ci farà capire; San Luca è una salita alla quale si dà del lei e poi è romantico che il Giro parta da qui perché Bologna è stata sede del primo arrivo di tappa della storia. È bello pensare che dove passi il Giro rimanga qualche seme perché le città diventino migliori”.
Con l’altro ospite del Panathlon Bologna 1957, Giordano Turrini, c’è stata l’opportunità di ripercorrere la sua carriera da pistard con i picchi nel 1968, anno in cui ha conquistato la medaglia ai Giochi di Città del Messico nella velocità individuale e il titolo mondiale nella velocità in tandem con Walter Gorini. “L’argento olimpico è la medaglia a cui tengo di più. Di quella gara mi ricordo tutto, perfino gli infermieri del pronto soccorso. A Città del Messico ho sempre fatto risultati ottimi, l’altitudine non mi creava problemi anzi mi faceva andare più forte. Oggi in Italia ci sono campioni come Filippo Ganna e buoni pistard, anche i velodromi non mancano, servono buoni tecnici per far crescere i giovani. Il Giro d’Italia a Bologna? Sarà una grande emozione. La salita di San Luca per me resta indissolubilmente legata a Fiorenzo Magni al Giro del ’56 che scala con la clavicola rotta e il manubrio tenuto con un tubolare stretto fra i denti. Fu spettacolare!”.
(Foto fornita dalla società)