Federginnastica e il responsabile della comunicazione che ha portato tra la gente salti, attrezzi, capriole e atleti e atlete che hanno conquistato tutti: due chiacchiere con il mitico David Ciaralli

David: Il mio lavoro, a grandi linee, va dall’attività tradizionale di ufficio stampa alla produzione di contenuti inediti attraverso i canali Social federali, il portale www.federginnastica.it, la web tv www.volare.tv e la rivista Il Ginnasta, di cui sono anche il Direttore Responsabile. Inoltre mi occupo delle produzioni audiovisive, delle telecronache degli eventi live e on demand, del marketing e dei progetti di corporate social responsibility, dei rapporti con CONI, Federazione Internazionale, Unione Europea di Ginnastica, Gruppi Sportivi Militari e Partner Commerciali e Istituzionali, della gestione dei testimonial, oltre alle funzioni classiche di ghost writer, portavoce e moderatore degli eventi FGI e delle conferenze stampa.

SDMF: Come vedi il futuro social dello Sport Business?

David: Il futuro social dello sport business è fortemente condizionato dalla capacità di estendere alla rete la certezza del diritto. Nella deregulation attuale, tra pirati, hacker e VPN non è possibile difendere il proprio marchio, i diritti acquisiti, i copyright e di conseguenza diventa arduo svolgere in pieno un’attività commerciale on line. Di certo però la definizione dei palinsesti personalizzati e l’evoluzione delle smart tv decreteranno il superamento della televisione a vantaggio di internet, proprio come avvenne nel 1954 con la supremazia della TV sulla Radio.

SDMF: Ci racconti un esempio particolare – geniale, vincente o incredibile – di campagna social che ti ha colpito? Insomma, una piccola storia di digital marketing per lo Sport che valga la pena raccontare?

David: In occasiona del Grand Prix della Ginnastica 2016, a Verona, La federazione Ginnastica d’Italia invitò Bebe Vio. Per promuovere la sua Onlus art4sport – l’Associazione che crede nello sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto – decidemmo di fare una GAG in diretta, insieme a Massimiliano Rosolino, giocando sull’allora recente selfie scattato da Bebe insieme ad Obama, alla Casa Bianca. Fingendo di non riuscire ad effettuare il Selfie, chiesi “una mano” alla campionessa paralimpica, la quale si staccò l’arto e me lo prestò come fosse un selfie stick. I fotografi scattarono la foto in allegato. Terminata la manifestazione Bebe fece un tweet con quella foto scrivendo nel testo: “Mamma mi ha sempre detto che sarei potuta diventare qualsiasi cosa nella vita. Quindi ho deciso di essere un selfie stick”. I re-tweet furono centinaia di migliaia, al punto che tutti i giornali on line (e qualche cartaceo il giorno seguente) si sono affrettati a riprendere la notizia, che altrimenti, con i canali tradizionali del comunicato stampa federale, non avrebbe avuto lo stesso clamore. Anche le Iene, giorni dopo, hanno dedicato un servizio a Bebe e alla sua Onlus, parlando ancora dell’episodio di Verona. Un esempio clamoroso di primato della rete sui vecchi e nuovi media. E sul lavoro giornalistico in generale.