Di nuovo il “Baso”, di nuovo sul parquet del PalaDozza. Le emozioni – uniche e irripetibili – saranno sulla pelle e nella mente di tutti coloro che assisteranno all’Old Star Game, il Derby dei Miti di Basket City, organizzato da We For You Events & Communication di Ale Nava e in programma giovedì 6 aprile alle 20,30.Un appuntamento eccezionale, per cui sono già stati venduti 3500 biglietti in prevendita – disponibili sul circuito VivaTicket, presso il Fortitudo Point, il Virtus Point e la biglietteria del PalaDozza il giorno 6 aprile dalle 18 – e che sarà reso ancora più speciale dalla possibilità di sostenere la Fondazione Operation Smile Italia Onlus di Santo Versace, a cui sarà destinato l’intero incasso della serata.
Gianluca Basile tornerà a calcare il parquet del PalaDozza giovedì 6 aprile alle 20,30. Che effetto farà?
“Sarà una situazione nuova per me. Non ci sarà l’agonismo delle partite di campionato, sarà una sensazione tutta da scoprire, ma sicuramente mi farà piacere. Potrò ritrovare e salutare tutti i miei ex compagni di mille avventure. Saremo in tanti, sarà bellissimo. Soprattutto aiutare la Fondazione Operation Smile Italia Onlus nei progetti di assistenza ai bambini affetti da labiopalatoschisi e malformazioni del viso”.
Tanti i derby giocati da Basile, tanti i ricordi. Uno in particolare?
“E’ passato tanto tempo, gli anni sono volati. Ma ancora sento l’atmosfera che si respirava. Erano i tempi d’oro della Fortitudo e della Virtus. Non c’è un derby in particolare, ci sono stati tanti protagonisti, da Myers a Danilovic, a Ginobili. Ho ricordi brutti, come il -41 a Casalecchio, e altri stupendi come i due scudetti”.
Le stesse emozioni per due risultati diversi nel modo in cui sono arrivati.
“E’ vero. Entrambi sono stati importanti per me, ma il primo ha avuto un fascino particolare: è stato il primo della storia della Fortitudo. Io sono stato fortunato: l’ho conquistato dopo un anno. Non ho sofferto come Carlton, Pilutti, Dan Gay e altri. L’entusiasmo che si era acceso attorno alla squadra era pazzesco. Il secondo scudetto fu quello deciso all’instant replay. Che fu una manna dal cielo. Nessuno saprà mai se gli arbitri, senza l’aiuto della tecnologia, avrebbero convalidato il canestro. Di solito, fuori casa, si fa fatica a dare per buono un canestro come quello. A 0.3 dalla sirena. A occhio nudo è impossibile da valutare. Io stesso non me ne accorsi. Pensavo di avere perso. Ero in una buona posizione, davanti al canestro: passai la palla a Douglas sulla sinistra, ma non riuscii ad avere la percezione contemporanea del rilascio del tiro e del tabellone luminoso che si accendeva. Quello del 2005 fu uno scudetto di un’altra era. C’era sempre Seragnoli, ma i budget erano diversi. Quell’anno la squadra era ottima e ben allenata da Repesa, ma c’erano meno soldi. Nei play off perdemmo il Poz, che fu mandato via, e nei quarti di finale Vujanic si ruppe il ginocchio. Rimanemmo io, che facevo sia il play, sia la guardia, Rombaldoni come play puro, “Beli” che aveva 18 anni e un “Mancio” ventenne. Quella del 2005 fu un’impresa. Conquistata anche grazie al fatto che Milano eliminò Treviso che avrebbe avuto il vantaggio del fattore campo. Ci fu una concomitanza di situazioni che favorì la nostra vittoria”.
Repesa guidò la Fortitudo al secondo scudetto, ma il primo arrivò grazie al grande lavoro di Recalcati, che all’Old Star Game siederà di nuovo sulla panchina dell’Aquila.
“Charlie è stato il primo a chiamarmi. E’ facile parlare bene di lui. Insieme ci siamo tolti tante soddisfazioni, non solo in Fortitudo, ma anche in Nazionale. Ho grande stima di lui, per la sua tranquillità, per il suo modo di gestire il gruppo. Non era un allenatore duro come quelli della scuola slava, che ti ammazzavano di lavoro. Quando c’era da gridare lo faceva, altrimenti era molto pacato. Con lui i risultati sono arrivati”.
Oggi è più forte la Virtus o la Fortitudo.
“Ho visto il derby d’andata in cui entrambe mi hanno fatto una bella impressione. La Fortitudo ha disputato una gran partita, con percentuali straordinarie da tre, anche se, dopo avere comandato la gara, l’ha buttata nel finale. Recentemente ho visto Trieste – Virtus e la Fortitudo contro Ferrara e contro Roseto e le due squadre bolognesi non hanno ripetuto lo stesso tipo di prestazione. In particolare mi sembra che in Fortitudo, se due tra Ruzzier, Montano e Candi non fanno la partita, sia a livello realizzativo, sia a livello difensivo, diventa dura. I due americani, qualcosa la danno sempre. Mancio si aiuta con l’esperienza e Italiano, con la sua grinta e il suo agonismo, riesce a dare sempre un contributo. I ragazzini, invece, hanno alti e bassi. Quando riescono ad avere maggiore continuità, la Fortitudo vince: questo è un dato di fatto. La squadra ha bisogno che due di loro facciano la partita”.
Basile vive a Capo d’Orlando con la famiglia e ormai il basket è un ricordo. Nessuna nostalgia?
“L’ho dichiarato prima della Coppa Italia: con il basket ho chiuso. Pensavo avrei sofferto, ma la verità è che non mi manca assolutamente. La decisione non è stata presa su due piedi, ero veramente convinto di smettere: quando sei sicuro al 100% della tua scelta, è impossibile tornare indietro. Anche se ci sarebbero le condizioni per ripensarci. Capo d’Orlando sta disputando un buon campionato, è una squadra di stampo europeo che gioca la pallacanestro che piace a me. Tutte queste cose potrebbero invogliarmi, ma non tornerò indietro. Adesso sto troppo bene”.
La giornata tipo di Basile?
“Faccio il papà. Mi sveglio alle 6,45-7, mi alzo, preparo la colazione, porto le bimbe a scuole e comincia bene la giornata. Ho diverse attività e hobby. Mi piace pescare, anche se di inverno chiaramente si esce di meno. Ora sto collaborando con una associazione che ha fondato mia moglie con le amiche e che si occupa di combattere il randagismo, un problema diffuso al Sud”.
All’Old Star Game si aiuterà la Fondazione Operation Smile Italia Onlus.
“Se non fosse stato per aiutare la Fondazione, non avrei mai accettato. Non ho mai fatto neanche un Camp. Non perchè me la tiro, ma perchè non mi piace apparire. Ma per aiutare chi ha bisogno cerco sempre di impegnarmi e di fare qualcosa”.
Un appello a Bologna per riempire il PalaDozza.
“Venite tutti per aiutare la Fondazione Operation Smile Italia Onlus e perchè l’Old Star Game sarà come un viaggio indietro nel tempo. Rivedere certi giocatori che, nel bene e nel male, hanno regalato emozioni sarà un’occasione unica. Se veramente a Bologna si è riaccesa la passione per il basket, l’Old Star Game sarà la vera “chicca” prima del derby del 14 aprile”.