“Devo ritrovare le scarpe da basket, ma a un appuntamento come l’Old Star Game non potevo mancare”. Parole e musica di Jack Galanda, ex lungo dell’Aquila, amato e mai dimenticato dal popolo biancoblù. Al Derby dei Miti, in programma giovedì 6 aprile alle 20,30 al PalaDozza, ci sarà anche lui. Con canotta e pantaloncini della Fortitudo, ovviamente. Prima di tutto per sostenere la causa della Fondazione Operation Smile Italia Onlus. “Ho accettato, in primis, perchè sarà un’occasione importante per aiutare i bambini seguiti dalla Fondazione Operation Smile. Poi ci sarà il piacere, anche per il pubblico che mi auguro accorra numeroso, di rivedere delle vecchie facce di vecchi amici. Ci sarà lo spirito giusto, ne sono sicuro, in una giornata di grande festa”.
In una giornata che sarà un gustoso anticipo del derby del 14 aprile tra Fortitudo e Virtus. Qual è il derby a cui Galanda è più legato?
“Eh sì, un derby è sempre un derby. Mi piace molto che all’Old Star Game ci incontreremo con spirito di amicizia, anche se mi sembrerà strano. Ho giocato in cinque anni in Fortitudo in cui ho incontrato diverse volte la Virtus. L’immagine che mi è rimasta dentro è la coreografia dei nostri tifosi con la “V” fatta con i sederi: quel giorno vincemmo bene (ndr era il 4 dicembre 1999 e la Paf superò la Kinder 72-56). Noi eravamo quelli che rincorrevano, loro quelli più blasonati. Fu una bella soddisfazione”.
La più grande fu lo scudetto.
“Sicuramente, soprattutto per il modo in cui arrivò, dopo una situazione sofferta e un’annata tosta. Quando mi dicono che ho vinto tre scudetti in tre squadre diverse ricordo sempre che tutti e tre sono stati legati a momenti speciali della storia delle tre società con cui li ho conquistati: a Varese fu il titolo della “stella”, a Siena e alla Fortitudo il primo. Lo scudetto non è un numero: è un’emozione”.
E anche un aneddoto particolarmente curioso.
“Ricordo di aver buttato in piscina il padrone dell’albergo a Treviso dove alloggiavamo. Era un trevigiano, ovviamente, e tifava per Treviso. Gli avevamo detto: “Se vinciamo, stasera finisci in piscina”. E lui: “Va bene, accetto la sfida. Tanto non vincerete mai”. Finì in acqua mentre noi stavamo mangiando. Poi iniziò a girare tra i tavoli in accappatoio”.
Quella di Galanda a Pistoia è una sfida.
“Qui sono dirigente del settore giovanile e consulente della società e mi occupo di portare avanti un progetto sull’impiantistica sportiva per la realizzazione di una Cittadella dello Sport. Vogliamo esportare il nostro modello. A Pistoia ho ritrovato anche Vincenzino (ndr Esposito), che sta facendo molto bene”.
In A2 la Virtus e la Fortitudo stanno facendo bene.
“Le sto seguendo. Mi piace molto il programma della Fortitudo, che ha deciso di puntare soprattutto sull’identità di un gruppo di ragazzi. Questo è il vero spirito Fortitudo, che ti permette di crescere in una certa maniera. Dall’altra parte la Virtus non si è comportata diversamente, anche se ha scelto di costruire una squadra che potesse vincere e tornare in Serie A il prima possibile. La Virtus è sempre la Virtus e la Fortitudo è sempre la Fortitudo. Per fortuna. Sono felice che, dopo anni tribolati, l’Aquila abbia ritrovato la sua identità, anche grazie ai tifosi che hanno dato forza alla rinascietà della società. In A2 ci sono tantissime squadre e, con una sola promozione, è davvero difficile programmare. Della Fortitudo ammiro il basket in cui crede. Si è visto nel derby d’andata, che ho seguito in televisione, mentre per quello di ritorno, il 14 aprile al PalaDozza, ci sarò”.
All’Unipol Arena la Fortitudo ha giocato alla pari con la Virtus.
“Alla vigilia sembravano degli underdog, ma ha espresso un basket di grande intensità”.
Qual è il giocatore dell’Aquila che ti ha colpito di più?
“Mi piace Candi. Per quanto sia giovane e per quante leggerezze possa commettere, come è accaduto anche nel derby, ha una buona visione di gioco e tanti aspetti interessanti”.
Galanda è stato allenato sia da Recalcati, sia da Boniciolli. Che giudizio dà sui due tecnici?
“Entrambi mi hanno insegnato qualcosa e sono stati importanti per la mia crescita. Ho avuto Matteo in Nazionale quando era scoutman di Tanjevic, l’ho visto crescere e diventare un grandissimo lavoratore, avendo riconoscimenti anche all’estero. Mentre Charlie è un monumento della nostra pallacanestro. Ha allenato i club più blasonati e, anche se in molti dicono che abbia una certa età, ora sta resuscitando anche Cantù”.
Giovedì 6 aprile alle 20,30, al PalaDozza, in occasione dell’Old Star Game Recalcati allenerà la Fortitudo Old Star. E ci sarà Galanda con la canotta biancoblù.
“Sì, e ci sarà anche Basile. Io e lui siamo quasi gemelli. Anche se lui è più “vecchio” di una settimana (ndr 24 gennaio 1975 per Gianluca, 30 gennaio 1975 per Jack). Sto pensando al fatto che torneremo a calcare il parquet del PalaDozza insieme. Quando ricapiterà? Voglio tutti i nostri tifosi al PalaDozza!”.